il cibo occupa un posto importante nell'opera di Colette, nata Gabrielle Simonie, diventata madame Willy, poi baronessa di Juvenei des Ursins, e infine semplicemente Colette.
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Gli alimenti, il modo di cucinarli, il piacere provato nel gustarli sono una fonte d'ispirazione importante nella scrittura di questa donna gaudente e golosa, che ha saputo elevare la propria ghiottoneria trasformandola in una componente essenziale del suo genio creativo. Danzatrice, attrice di mimo, giornalista, oltre che scrittrice, Colette è una donna ambigua dalla personalità ricca e controversa, dotata dì un'energia infaticabile, il cui merito lei attribuisce al cioccolato, consumato in grande quantità e considerato "un filtro che abolisce gli anni". Appassionata della natura e degli animali, lo è ancora di più della buona tavola e il suo potere verbale nel comunicare gli aromi e Ì piaceri del cibo, insieme a quello di risvegliare l'immaginario dei sensi del lettore, sono fuori del comune. Mettendoci a tavola con lei scopriamo i piatti dell'infanzia, come il dolce dì Natale, capolavoro di Sido, il gateau cornu, la ciambella tradizionale della sua regione, e le ricche pietanze degli interminabili pranzi dì nozze dì campagna, da lei divorate fino a crollare esausta sul tavolo. Conosciamo i piatti ingegnosi del tempo di guerra, cucinati con ì pochi ingredienti a disposizione, quelli portati con sé nei pic-nic vicino a Saint-Tropez e quelli, raffinati, del famoso ristorante del Palais Royal, dove Colette andava a mangiare la lepre alla royale e la torta di allodole. E, seguendo il suo insegnamento e i suoi suggerimenti, noi arriveremo a trasformare, per usare il titolo di uno dei suoi libri, le nostre prigioni quotidiane in piccoli paradisi.