La leva obbligatoria fu una delle prime misure adottate nel 1860 dal neonato Regno d'Italia e ha contribuito grandemente, insieme con la scuola elementare, alla formazione di una identità unitaria italiana.
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Fu attraverso il servizio militare che milioni di italiani scoprirono di essere tali, impararono accanto al loro dialetto una seconda lingua (l'italiano), uscirono dall'orizzonte circoscritto di una valle di montagna o dei pochi chilometri quadrati del "paese", si staccarono dall'immutabile rigidità della famiglia patriarcale con i suoi riti e le sue obbedienze, si confrontarono con la politica. Domenico Quirico si propone di rovesciare il punto di vista tradizionale della storia militare: non sono state le guerre, che pure non mancarono, a costruire gli italiani in molti dei loro difetti e delle loro qualità: furono i mesi passati in caserma, nei riti maniacali dell'istruzione, nei rapporti con i sergenti e gli ufficiali, nelle libere uscite e nelle punizioni, a forgiare molta parte del carattere nazionale italiano. Facendo ampio uso di storie private, documenti letterari e musicali, riti paesani e testimonianze, cinegiornali e foto ricordo, Quirico racconta l'Italia della naja, che è svanita improvvisamente con l'abolizione del servizio militare obbligatorio, ma che resta nella memoria di milioni di italiani.